New London - 2496
È una reazione involontaria, quando soffriamo, siamo portanti ad ingobbirci, chinarci in avanti, piangere e dondolarsi, con la volontà di rivivere il periodo della gestazione. Il momento della vita in cui ci sentiamo davvero protetti, al sicuro.Ma Drake no. Drake teneva sempre la schiena ben dritta, ed affrontava ogni avversità con sfrontatezza, alzando il mento e serrando la mascella.Reagiva in questo modo fin da bambino.Ricordo ancora quando da bambino, chiesi a Richard in prestito uno dei suoi giocattoli, una giraffa robotica che camminava e si muoveva come un animale vero. Era piccolo, ed era bellissimo.Ne ero affascinato e lo desideravo tanto, ma lui non mi permise mai neanche di toccarlo. Lo teneva in bella mostra e non perdeva mai l’occasione di giocarci ogni qualvolta gli fossi davanti.Era un piccolo bastardo mio fratello.È diventato un ottimo Companion, mio fratello.Così un giorno, mentre era fuori casa per uno dei suoi corsi di dialettica oratoria, mi intrufolai nella sua camera, lo trovai sulla mensola più alta della scrivania e mi spaccai quasi l’osso del collo per recuperare quella piccola giraffa. Persi la cognizione del tempo, seduto a terra nella sua stanza a giocare con quell’animaletto di metallo.Non lo sentii arrivare alle mie spalle, vidi solo il suo braccio spuntare da sopra la mia spalla, prendere il giocattolo.Mi voltai lo osservai con il terrore negli occhi, e non seppi cosa rispondere alle sue domande inquisitorie.Mi chiese se volessi davvero il suo giocattolo, ed io dissi di si, con il sorriso fra gli occhi umidi, speranzoso.Lo ruppe.Lo prese con due mani e gli piegò il collo fino a romperlo del tutto buttandolo poi a terra dicendo che ora era mio.Piansi tanto quel giorno, lui se ne andò dalla sua stanza ed io rimasi piegato su me stesso con i pezzi rotti della giraffa robot fra le mani.Drake giunse solo un’ora dopo, dopo essere rientrato dai suoi allenamenti di Pyramid.Si fernò davanti la porta della camera che dava sul corridoio e mi chiese cosa fosse successo, glielo spiegai, e mi chiese perché stessi piangendo.Glielo dissi.Mi piaceva quel giocattolo e Richard mi illuse per poi romperlo.Mi ripose la domanda: “Perché stai piangendo?” Ed io non seppi cosa rispondere, se non ripetermi.Mi disse una cosa…“Georgy, non puoi permetterti di piangere e chinare il capo davanti a chi si comporta come una merda. Non si piega la schiena davanti a qualcuno tanto stronzo.” Non aveva mezzi termini mio fratello, neanche da bambino. “Asciugati quelle cazzo di lacrime, raddrizza quella schiena, e dimostra a Richard che non ti ha piegato.”Lo guardai stupefatto con le lacrime stoppate sulle ciglia. “Ma come?” gli chiesi.“E che cazzo ne so io, alzati e trova un modo per metterglielo nel culo e basta.”Trovai un modo per mettergliela nel culo.Dopo che Drake ritornò in camera sua riguardai la giraffa giocattolo. Andai in bagno, salii sullo sgabello e trovai il medikit, presi un paio di stecche di legno e lo scotch bianco, e gli sistemai il collo.La sera stessa mi presentai a tavola mostrando come avevo curato la mia nuova giraffa giocattolo.Richard allungò prontamente la mano reclamandola come sua, ma Drake si mise in mezzo dicendo a mamma e papà che mi era stata regalata perché Richard l’aveva rotta e non la voleva più.Mamma e Papà chiesero se era vero, e Richard dovette ammetterlo.Ricordo ancora la sua espressione, sembrava avesse ingoiato un limone intero.Drake mi insegno molto quel giorno.Chiunque provi ad abbatterti, non abbassare mai la testa, drizza la schiena, alza il mento e trova un modo per metterglielo nel culo.
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